
L’impianto dentale rappresenta una delle soluzioni più affidabili per sostituire i denti mancanti, ma è ancora diffusa la convinzione che possa essere soggetto a “rigetto”. Questa credenza deriva da una scarsa comprensione del funzionamento dell’osteointegrazione, ovvero il processo attraverso cui l’impianto si unisce all’osso.
Un impianto non viene rigettato come accade per un trapianto d’organo, poiché è realizzato con materiali biocompatibili come il titanio.
Esistono, però, condizioni che possono compromettere la sua stabilità, causando il fallimento implantare. Vediamo quali sono i fattori che possono portare a questa situazione e come prevenirli.
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Rigetto dell’impianto dentale: è realtà o un mito?

Molti pazienti temono che il proprio corpo possa “rigettare” l’impianto dentale, ma in realtà questo termine è improprio. Un impianto non viene riconosciuto come un corpo estraneo dal sistema immunitario, poiché non contiene tessuti viventi. Ciò che può accadere, invece, è un fallimento implantare dovuto a scarsa osteointegrazione, infezioni o errori nella fase di posizionamento.
Per questo motivo, è essenziale comprendere la differenza tra “rigetto” e “perdita dell’impianto”. Quest’ultima può essere causata da una serie di fattori, tra cui infezioni perimplantari, carico masticatorio eccessivo o problemi ossei.
Conoscere questi rischi permette di agire tempestivamente e garantire la massima durata dell’impianto.
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Cosa significa perdere un impianto?
Perdere un impianto dentale significa che esso ha perso il suo ancoraggio nell’osso, compromettendo la stabilità della protesi. Questo può accadere in due fasi diverse:
- Fallimento precoce: avviene nei primi mesi dopo l’intervento ed è dovuto a una mancata osteointegrazione. L’impianto non riesce a unirsi all’osso e risulta mobile.
- Fallimento tardivo: si verifica dopo anni e può essere causato da infezioni, traumi, eccessivo carico masticatorio o deterioramento osseo.
In entrambi i casi, è fondamentale intervenire immediatamente per valutare possibili soluzioni, come la sostituzione dell’impianto o un trattamento rigenerativo dell’osso.
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Come riconoscere che si sta perdendo un impianto
Identificare precocemente un impianto in difficoltà permette di evitare conseguenze più gravi. Alcuni segnali d’allarme includono:
- Dolore persistente o sensibilità nella zona dell’impianto. Un leggero disagio iniziale è normale, ma un dolore prolungato può indicare problemi di integrazione ossea.
- Mobilità dell’impianto. Se l’impianto si muove, significa che la connessione con l’osso è compromessa.
- Gengive infiammate o sanguinanti. Possono essere un segnale di infezione (perimplantite), che, se trascurata, porta alla perdita dell’impianto.
- Cambiamenti nella masticazione. Se si avverte una sensazione strana quando si mastica, potrebbe essere necessario un controllo specialistico.
Se si notano questi sintomi, è essenziale rivolgersi immediatamente a un professionista per una diagnosi approfondita.
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Le cause che portano a perdere un impianto

La perdita di un impianto può essere legata a diversi fattori:
- Infezioni e perimplantite – L’accumulo di batteri porta a un’infiammazione che compromette la stabilità dell’impianto.
- Scarsa osteointegrazione – In alcuni casi, l’osso non riesce ad accettare l’impianto per mancanza di volume osseo sufficiente.
- Eccessivo carico masticatorio – Una pressione eccessiva sulla protesi può compromettere la stabilità dell’impianto nel tempo.
- Fumo e abitudini scorrette – Il tabacco riduce la capacità dell’osso di guarire e aumenta il rischio di infezioni.
- Malattie sistemiche – Diabete, osteoporosi e altre patologie possono influire sulla guarigione.
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Cosa fare se stai perdendo il tuo impianto dentale

Se si sospetta che l’impianto sia instabile, è importante agire tempestivamente. Un dentista potrà valutare la situazione e proporre soluzioni come:
- Trattamenti antinfiammatori e antibiotici, se il problema è un’infezione in fase iniziale.
- Terapie rigenerative per ricostruire il tessuto osseo perso.
- Rimozione e sostituzione dell’impianto, se il danno è troppo esteso.
Intervenire in tempo può fare la differenza tra salvare l’impianto e dover ricominciare da capo.
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La prevenzione è fondamentale per non perdere l’impianto

Mantenere un impianto sano richiede attenzione e cura quotidiana. Alcuni consigli utili includono:
- Igiene orale scrupolosa, con spazzolamento e uso del filo interdentale.
- Controlli periodici dal dentista per monitorare la stabilità dell’impianto.
- Evitare cibi duri e traumi che possano mettere sotto stress la struttura.
- Smettere di fumare, per ridurre il rischio di infezioni e migliorare la guarigione ossea.
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Quanto deve durare un impianto dentale?
Un impianto ben curato può durare 20-30 anni o più. La durata dipende da vari fattori, tra cui la qualità del materiale, la tecnica chirurgica e la manutenzione del paziente. Con un’adeguata prevenzione, può durare anche tutta la vita.
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Di chi è la responsabilità in caso di impianto dentale fallito?
Se un impianto fallisce, è importante analizzarne le cause:
- Errore del paziente: igiene orale insufficiente, fumo, traumi.
- Problemi biologici: condizioni sistemiche non diagnosticate.
- Errore del dentista: posizionamento scorretto o materiali di scarsa qualità.
In caso di problemi, è fondamentale discutere con il proprio dentista per valutare possibili soluzioni e garanzie.
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Conclusione
Il concetto di “rigetto” dell’impianto dentale è un mito, ma la sua perdita è un rischio reale se non si seguono le giuste precauzioni. Conoscere le cause del fallimento implantare, riconoscere i sintomi e adottare misure preventive può garantire un impianto stabile e duraturo nel tempo.